INTERVISTA SU "IL DOMENICALE"

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
patri@
00martedì 26 giugno 2007 20:58
ho letto su internet che sull ultimo numero di questo settimale c è un intervista alla carol..se riesco a trovarla da qualche parte la ricopio xchè purtroppo fra caldo e studio non posso uscire [SM=x1116442] [SM=x1116442]
Secretkeeper81
00mercoledì 27 giugno 2007 00:25
Grande.. cmq mi sa che basta aspettare e mettono il pdf nel sito.. [SM=g27811] intanto leggete il sommario:

www.ildomenicale.it/sommario.asp


A Carolina, dal tuo cavaliere nero, di Davide Brullo. Intervista semiseria a una diva di Mtv dalla bellezza medioevale che sfidiamo a parlare di libri e basta. Lei ci sta e fa sfoggio di sapienza, mescolando Moccia a Jane Austen. Racconto di un’antivelina dei sogni, da sposare

patri@
00venerdì 29 giugno 2007 14:09
come promesso eccovi l articolo( il merito però è di un ragazzo fan della carol):
A Carolina, dal tuo cavaliere nero, di Davide Brullo. Intervista semiseria a una diva di Mtv dalla bellezza medioevale che sfidiamo a parlare di libri e basta. Lei ci sta e fa sfoggio di sapienza, mescolando Moccia a Jane Austen. Racconto di un’antivelina dei sogni, da sposare ...



Non sono mai stato fortunato con le donne. Tendenzialmente fuggono di fronte al mio viso come le beccacce dal fucile di un cacciatore inesperto. Non c’è verso che azzecchi il colpo, e i pallini cascano a terra risonando come nacchere. Forse non sono abbastanza carino con loro. Sarà che vivo tra le nuvole. Meglio, tra i romanzi. Ed è più facile che seduca Anna Karenina piuttosto che una comune mortale. Forse è per questo che parlo di libri. Forse è per questo che sono innamorato di Carolina Di Domenico, che per fortuna non si occupa di libri ma è una diva di Mtv, ha ventotto anni, conduce trasmissioni tipo Hit List Italia o A Night With e potrebbe essere una donna inventata da Tolstoj.

Così, per coronare il mio sogno, che è quello di rapire Carolina dalla torre d’avorio di Mtv, allacciarmi le sue trecce alla vita, entrare dalla finestra e conquistarla per la vita, m’invento un’intervista. Il problema, come sempre, è passare per la gogna dei dragoni, delle dodici prove, del Minotauro con il viso da ufficio stampa e il corpo taurino. Ne ho passati tre per conquistare il suo cellulare. Neppure me la fanno vedere. Meglio così, mi dico, la donna è angelica e il desiderio resiste soltanto se irraggiungibile, perché, come ha scritto Carlo Betocchi, realtà vince il sogno, nel senso che la realtà cambia i connotati e svilisce perfino la più bella tra le rose. Il giorno pattuito le telefono, cioè sfondo la finestra della camera della torre più alta del castello più impervio nella terra più lontana, dove dorme la mia principessa. Occupato. Ritento. Risponde. Mi vanno in miele le gambe e imposto la voce, la faccio profonda, abissale, sono Willem Dafoe, sono Robert De Niro. Lei ci crede, sono il cavaliere nero altro che il principe azzurro, ed è un po’ impaurita. Ho in pugno la donna dei miei sogni.
Il senso del mondo e dell’uomo
Al momento delle domande mi viene da ridere, perché le domande sono sempre pretestuose e non puntano mai alla risposta ma a colui che risponde. D’altronde, l’unica domanda degna di essere posta è quella che non contempla una soluzione, per cui le domando qual è il senso del mondo e dell’uomo. Lei è sbigottita. Il fatto è che dovrei usarla come una cavia, come una attraverso la cui mente leggere la mente di quelli che la contemplano su Mtv e magari la desiderano (per cui mi cade il dubbio che leggendo lei leggo me stesso, su specchio borgesiano), ma per fortuna Carolina è uguale a lei sola e non rimanda ad altri che, al limite, a Grace Kelly. Bellezza medioevale, la sua, ve l’ho detto, mica il velinume d’oggi, bellezza specificamente hitchcockiana (avete presente

la Tippi Hedren

de Gli uccelli?).

«Ho letto tutto Bret Easton Ellis, mi piace moltissimo, soprattutto Glamorama. Anche Lunar Park però è stupendo», e si lancia in sublimi peripezie critiche. A me Bret non ha mai detto nulla, ma a Massimiliano Parente sì, e anche troppo, per cui, dipendendo da Maximilian ma pensando come Carolina, dico, come dice lei, che Bret è “fichissimo”. Sul comodino ha Beppe Grillo, Jay McInerney, uno che si guadagna il pane quotidiano come alunno di Carver, Niccolò Ammaniti («mi piace molto») e David Sedaris, che legge in inglese perché «è molto fico». A me fanno schifo tutti, e glielo dico. Lei boccheggia. Il fatto è che credo alla legge di “Highlander” per cui ne rimarrà soltanto uno, cioè io, e mi armo di durlindana per mozzare il capo a tutti quelli che, dice lei, sono “fichissimi”.

Le chiedo se conosce qualche scrittore italiano d’oggidì. Piperno? No. Scurati? No. Saviano? Nì («ne ho sentito parlare ma non l’ho letto»). Genna? No. Faletti? «Ah, il comico?». Già. Forse è un genio. Ma non conosce neppure Parente, segno che fa di tutto un cespuglio una fascina da buttare nel camino. Semmai, è il segno che le pagine culturali dei giornali parlano a sé di se stesse e che il quaquaraqua di presunti scrivani non interessa a nessuno. Le metto l’esca nell’orecchio. Conosci Moccia? So già che lo conosce, sono stati assieme nella giuria di “Sanremo Giovani”. Dice che è una cara persona, ma non lo ha mai letto. «Mi ha regalato il diario di Tre metri sopra il cielo: io gliel’ho detto subito che quelle cose lì che scrive non le leggo, non sono il mio genere». Poi parte in quarta e mi dice che i giovani che leggono Moccia col cavolo che leggono altro, che si fermano lì e stop, non c’è progresso ma semmai regresso a un’età della pietra da deficenti. A quel punto, innamorato e fesso, m’infiammo anch’io. Le dico che la letteratura ha il dovere di cambiare il mondo e la storia dell’uomo.
Solo la verità. Con la minuscola
«Io cerco un libro che mi dica la verità del mondo», mi dice. Mi sembra di parlare con
la Madonna. Ma
la verità con la maiuscola o con la minuscola?, le chiedo. «Con la minuscola», mi risponde. «Cerco libri che mi dicano come stanno davvero le cose». E te pareva. Le vorrei dire che il mondo non è poi così importante, che conta molto di più se si è salvi o perduti. Che i fatti, in realtà, non sono mai veri o falsi, semmai fasulli. Le vorrei dire lavoro per la tua salvezza, è questo che faccio ogni singolo giorno senza che tu te ne accorga. Ma mi prenderebbe per un idiota, e appesi a una cornetta, in due luoghi inconcepibili del tempo e dello spazio, non si comprende la differenza tra una battuta e una proposta di matrimonio.
Quando le dico che lo Zibaldone di Leopardi sarà tradotto in inglese perché il Montefeltro di Arcore, Silvio il napoleonico ci ha messo i dobloni, lei esclama di gioia, forse per convenienza, forse per convivenza sociale (per inciso, non conosce neppure Antonio Moresco, che per Parente è un genio e dunque per me idem). Ma oltre la scuola il nulla, oltre al gobbo e sfigato non sa niente, insegnanti satanassi. Io, nel frattempo, Canti alla mano, le dedico Amore e morte, e le dico che tutto è già nella Bibbia, nel Cantico dei Cantici dove si dice che «amore è duro come morte» (8, 6). Lei neppure esclama. Chissà da quante ere ci stiamo parlando. Non conosce alcun poeta italiano che non sia nella tomba, mi dice, ma è giusto così, i poeti da noi fanno le fighe o gli incompresi, e le belle li snobbano (mai sentito per caso Brullo? Macché).
Eppure ama la poesia. «Quando ero al liceo ricopiavo sul diario le poesie di Neruda, di Machado e di Prévert, mentre le mie compagne solo canzoni». Mi viene da piangere. Tutti poeti di seconda fila, ma fa niente, bene così, son tutti poeti che cantano l’amore e io sono innamorato perso, sono tre metri sopra il cielo, no, direttamente sulla scala del Paradiso di Giovanni Climaco, con in braccio Dante. In un Sms mi scrive, forse vuol fare la nobildonna russa, che i suoi libri preferiti di sempre sono Orgoglio e pregiudizio, benché non mi abbia mai parlato di Jane Austen, forse lo ha intravisto in uno scaffale, e La voce a te dovuta di Pedro Salinas, poeta spagnolo dalla vena un po’ troppo facile e costantemente mediocre, che però piace alla più grande poetessa italiana vivente, Isabella Leardini, il che mi fa amare ancora di più Carolina. Rispondo all’Sms e le scrivo «Che io sia per te Charles Bingley e tu per me Jane Bennet», che sono i due innamorati di Orgoglio e pregiudizio. Non mi risponde.
Ma il bello era già accaduto qualche ora prima. Alla fine dell’intervista le faccio la domanda capitale. La letteratura è popolare o elitaria? Quando mi risponde, e senza girarci troppo intorno, «elitaria», prima ancora di spiegarmi il perché e il per come, so che dopo mezz’ora di dialogo platonico è mia, forse è già mia, la ho plagiata, ed è così che il mondo finisce e io con lui, e come il più imbranato dei principi azzurri ciondolo tra le trecce di Carolina a mo’ di altalena e cado in un vuoto, in una specie di bocca, che non finisce mai, spero non finisca mai.

Davide Brullo
Secretkeeper81
00venerdì 29 giugno 2007 19:03
Oddio... [SM=g27831] ma 'sto tizio ci è o ci fa?!!! [SM=x1116458] [SM=x1116458]
=Moky=
00venerdì 29 giugno 2007 20:33
ci fa ci fa.. [SM=g27831]
madò me fa paura!!!!!!!!! [SM=x1116475] [SM=x1116463]
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 05:40.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com